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COLLEZIONE CRANI ANTICHI E I TESCHI DELLA VICARIA

La sezione dei crani antichi è ricca di numerosi esemplari

datati dal I sec. a.C. fino all’ 800 e si compone di quattro serie. La prima serie, la più antica, fu rinvenuta in una tomba nelle campagne di Sarno, abitate allora dai Sarasti o Teleboi. La seconda deriva dagli scavi delle ben note zone archeologiche di Pompei ed Ercolano; i crani di questa collezione, in collaborazione con il museo antropologico di Atene, sono stati oggetto di indagini antropologiche. La terza proviene da un sito archeologico scavato intorno agli anni Settanta nei pressi di Pontecagnano; trattasi di crani di italici autoctoni. La quarta, costituita di materiale più recente, comprende quattro crani di giustiziati nell’aprile del 1800 nel Tribunale della Vicaria. Su essi si leggono i segni degli studi di frenologia forense, effettuati dal Professore Giovan Battista Miraglia, che vi indicò le aree cerebrali secondo i dettami della dottrina frenologica, fondata dall’austriaco Franz Gall. Gall fu il primo a studiare le varie aree della corteccia cerebrale, affermando che il cervello fosse formato da diverse parti connesse fra loro, e che ognuna di queste parti avesse una precisa funzione. I crani appartenevano a quattro giustiziati, Giuditta Guastamacchia, il chirurgo Pietro de Sandoli, il padre di lei Nicola,ed un sicario Michele Sorbo assoldato per uccidere il marito di Giuditta. I quattro furono scoperti subito dopo l’omicidio poiché il sicario fu ritrovato dalla polizia nel momento in cui tentava di sotterrare le membra dell’ucciso. I giustiziati erano all’epoca esposti davanti al palazzo della Vicaria, sede del vecchio Tribunale di Napoli. La storia, definita negli atti del processo, è letta in chiave scientifica dal professor Miraglia, celebre figura scientifica dell’epoca, fondatore nel 1853 del primo periodico psichiatrico italiano. Miraglia nel 1854 pubblicò in due volumi il Trattato di frenologia, in cui avanzava l’ipotesi dell’origine organica delle malattie mentali. Le iscrizioni da lui stesso lasciate sui crani dei quattro giustiziati attestano il tentativo di dedurre il carattere delinquenziale dei quattro, partendo dalle dimensioni relative delle varie porzioni della calotta cranica.

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